lunedì 11 gennaio 2016

Ma la Bibbia opprime le donne?

Nella sua intervista riguardo ai fatti di Colonia, pubblicata su La Stampa, la ministra Roberta Pinotti dice:

«Anche nelle Lettere di San Paolo c’è scritto che le donne siano sottomesse al marito, e non mi piace ogni volta che lo sento leggere a messa…»

unendosi così anche lei alla schiera di coloro che attaccano la Bibbia perché, secondo loro, "opprime le donne". La replica a questa popolare accusa arriva dal filosofo cristiano indiano Vishal Mangalwadi, che i lettori hanno già potuto apprezzare in questo blog.

di Vishal Mangalwadi [1]

La questione che ha ispirato le mie riflessioni ne "Il libro che ha costruito il tuo mondo" è stata: Perché le donne saudite non hanno bruciato i loro burqa e i loro reggipetti? Cosa ha conferito alle donne americane il potere di lanciare il movimento di liberazione? È stato forse perché le donne americane erano più oppresse delle donne mussulmane o indù? O è magari stato perché qualcosa aveva già reso le donne americane più forti delle altre donne nel resto del mondo? La mia contro-intuitiva scoperta è stata che ad aver conferito potere alle donne è stata la Bibbia.

Nessuna cultura ha mai richiesto a un marito di amare la propria moglie.

Ogni cultura, comprese quelle ebree e quelle occidentali post-cristiane, ha permesso ai mariti di divorziare dalle loro mogli e/o di prender con sé altre donne. Nel 1831/32 il magistrato francese Alexis de Tocqueville osservò che le donne americane erano diventate molto più potenti di quelle europee perché l'idea biblica di matrimonio aveva avuto il suo maggior effetto proprio in America. Nessuna nazione nel mondo ha mai tentato di metter sotto accusa un Presidente che mente riguardo la sua vita sessuale privata.

La Bibbia ha emancipato le donne occidentali perché essa solamente asserisce l'eguaglianza teologica di maschio e femmina, e inoltre perché essa definisce l'idea di Dio del matrimonio come una relazione a vita esclusiva tra un uomo e una donna. Una donna è libera di sviluppare sé stessa e di lottare per la propria dignità quando sa che al suo peccaminoso marito non è permesso di disprezzarla, di divorziare da lei, di concupire la moglie del suo prossimo o di prender con sé un'altra donna come fidanzata, concubina o moglie. Egli deve amarla, indipendentemente dal livello di intelligenza, attraenza, capacità e peccaminosità di lei.

Le donne romane erano vittime della cultura playboy di Roma antica. Molte di loro seguivano e finanziavano l'Apostolo Paolo e (nel lungo termine) conquistarono l'impero Romano a Cristo, e questo perché esse ben compresero, a differenza delle moderne femministe, che Paolo le stava emancipando.

Uomini e donne sono uguali, ma mariti e mogli (proprio come i genitori e i figli e tutte le altre forme di relazione) devono vivere in una relazione gerarchica. Nessuna istituzione può funzionare sulla base dell'uguaglianza-senza-gerarchia. I matrimoni cristiani vanno distruggendosi perché la chiesa occidentale ha ceduto alla follia laicista che l'eguaglianza preclude l'autorità. L'idea Cristiana di matrimonio è unica e poderosa, ma può essere sostenuta solo se prendiamo sul serio l'insegnamento della Bibbia sulla peccaminosità di uomini e donne, e la necessità per le mogli di sottomettersi a mariti peccatori, e per i mariti di amare mogli peccatrici.


Vishal Mangalwadi è autore dei libri The Book that Made Your World, How The Bible Created the Soul of Western Civilization. e This Book Changed Everything: The Bible’s Amazing Impact on Our World Altri articoli di Mangalwadi:

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