martedì 30 luglio 2019

L'Occidente può rinnovarsi?

In Oregon, una mamma di 34 anni colpisce ripetutamente suo figlio di 6 anni con un coltello da macellaio. Sanguinando profusamente il bambino corre nella casa dei vicini urlando “Mia mamma mi sta uccidendo!”. La polizia arrivando trova la mamma interamente coperta di sangue, giacendo nel letto con il suo bimbo di 14 mesi. Non si era neppure preoccupata di pulire il coltello dal sangue. “Se l’è meritata” racconta ai poliziotti.

Dov’era il padre?

Ho esaminato diversi articoli di giornale e nessuno di essi ha speso una sola parola riguardo il padre. Sarà stato forse perché l’intellighenzia postmoderna considera il padre irrilevante per una famiglia? Per almeno due decenni l’elite culturale occidentale ha celebrato la madre non sposata: “Che figata, la famosa xyz è rimasta incinta al di fuori del matrimonio.”

Che cos’è un padre, allora?

Per gli intellettuali postmoderni, un padre è un maschio che ingravida una femmina. È la biologia, secondo loro, a definire la paternità.

Perché?

Perché gli intellettuali raramente vengono a sapere che [quasi] tutti [di sicuro non l’italiano N.d.T] i moderni linguaggi letterari, tanto in Europa quanto in India furono il prodotto dei traduttori della Bibbia. Per secoli è stata la Bibbia a definire il padre. Uno studente può benissimo non aver letto la Bibbia, ma ha sicuramente sentito recitare, e fors’anche imparato a memoria il “Padre Nostro”: Padre Nostro che sei nei cieli.

Quella preghiera insegnava che è il padre a provvedere del “nostro pane quotidiano”. Il pane del bimbo accoltellato proveniva invece dallo stato.

Il Padre perdona il nostro peccato, ma le preoccupazioni della vita avevano così esasperato la mamma single da averle fatto esaurire le risorse interiori per perdonare il bambino.

A quanto pare la mamma non aveva mai insegnato al bimbo la preghiera: “Non indurmi in tentazione [con buona pace di Papa Ciccio, NdT], ma liberami dal maligno” e non poteva pertanto “perdonare i suoi falli”, come il “Padre Celeste perdona”.

Rembrandt Il Ritorno del Figliol Prodigo

La mamma non aveva probabilmente mai ammirato il capolavoro di Rembrandt “Il ritorno del figliol prodigo”, completato poco prima della morte dell’artista nel 1669. Non avrebbe comunque potuto comprendere questo classico della civiltà occidentale senza conoscere la Bibbia.

Nessun storico dell’arte può comprendere l’arte Occidentale, nessun musicista può capire la musica classica, e nessun professore può comprendere linguaggi come l’Inglese, l’Olandese o il Tedesco senza comprendere la Bibbia. Perché è stata la Bibbia a dare il significato a parole come Padre.

Dio disse ad Abramo che egli sarebbe diventato una grande nazione. Come? Non ingravidando molte donne, ma insegnando ai suoi figli la Sapienza, la Giustizia e la Rettitudine di Dio. Essere un padre significa nutrire i figli tanto fisicamente quanto spiritualmente, insegnando loro la bontà, la bellezza e la verità.

Anche se il padre e la madre biologici del bambino avevano fatto l’amore essi non conoscevano affatto il significato della parola “amore”. La loro cultura biblicamente analfabeta gli ha raccontato che “amore” non è altro che chimica, è il nome dato a certe reazioni che in qualche modo avvengono nei nostri corpi. Sfortunatamente in quel giorno particolare, la chimica corporale della madre ha innescato delle reazioni sovraccaricate che noi chiamiamo ira e odio. Forse nessuno le aveva insegnato (o insegnato al padre del bambino) che il vero amore era una questione dello spirito. Un frutto dello Spirito Santo prodotto nel nostro spirito.

Quel ragazzino è una sfortunata vittima di una cultura intellettuale che non sa più cosa vuol dire matrimonio o famiglia, maschio e femmina, persona umana o l’inalienabile diritto alla vita. Una cultura che avrebbe volentieri pagato un chirurgo per ucciderlo nel grembo di sua madre, che invece potrà ora finire in carcere. E perché poi? Perché i tribunali sono ancora legati all’arcaica idea biblica che uccidere un bambino indesiderato al di fuori del grembo materno è sbagliato, perché il figlio non è un animale, ed è più sacro di una vacca.

Senza la Bibbia l’Occidente non sa più distinguere il proprio prossimo. Il “prossimo” è colui che odia la gente che parla un differente linguaggio. Le guerre culturali contemporanee non possono essere risolte perché la persona postmoderna non può accordarsi sul significato di parole come tolleranza e diritti, nazione e nazionalismo, confini e compassione, giustizia e diritti, sé e persona, storia e racconto. Per secoli, è stata la Bibbia a definire tali termini. Essa è stata il fondamento, l’anima della moderna civilizzazione.

La Letteratura, come sottolineato sopra, è l’anima di una nazione perché custodisce il segreto dell’identità e della storia di un popolo. È la forza trainante del destino creativo di una nazione. La corruzione del linguaggio conduce alla distruzione di un popolo.

Il Prof. Eugen Rossenstock-Huessy era un soldato tedesco che combattè contro l’America nella Prima Guerra Mondiale. Ma in seguito divenne professore all’Università di Harvard e al College di Detmold. Egli evidenziò come la distruzione della Germania durante il dominio di Hitler aveva seguito la distruzione della lingua tedesca. E oggi la lingua inglese sta seguendo una traiettoria simile. Huessy avvertì:

“Quella per l’esistenza è una lotta intestina al corpo sociale del linguaggio e conosce altrettanti successi quante sono le sconfitte. La distruzione della lingua tedesca tra il 1933 e il 1939 è, io ritengo, uno dei più rapidi e più radicali eventi di tutti i tempi nel campo della mente e della lingua parlata. Ed essendone stati testimoni oculari non possiamo separare il collasso linguistico o spirituale da quello sociale. Il linguaggio, la logica, la letteratura… segnano il fato di una società, e non solo esprimono ogni cambiamento politico, di fatto incarnano quel cambiamento”.

La lingua tedesca venne creata dalla traduzione della Bibbia. Il Tedesco Biblico divenne il linguaggio del pulpito, della scuola, dell’università, della stampa, della letteratura e dell’amministrazione pubblica. Per questo la Bibbia plasmò la visione del mondo tedesca. Il punto del professor Huessy è che una volta che la lingua tedesca fu separata dalla sua fonte, la Bibbia, gli orrori della Seconda Guerra Mondiale seguirono inevitabilmente.

La traduzione della Bibbia in Tedesco rappresentò il compimento di un’impresa culturale totalizzante. Essa infuse la Germania di nuove idee, l’uomo comune poteva ora comprendere la visione del mondo e della vita veicolata dal linguaggio biblico. E gli specialisti potevano usare lo stesso linguaggio per la scienza, la politica, l’amministrazione e la fine letteratura, non dovevano più imparare il Latino. Il linguaggio permise a scrittori come Johann Wolfgang von Goethe (1749–1832) di presentare la visione del mondo della Bibbia a ogni tedesco, senza però citare espressamente la Bibbia.

“Nel suo più grande poema politico, Ilmenau, Goethe, il poeta tedesco più universale, tradusse le speranze di Lutero in linguaggio laico”

La traduzione della Bibbia, la chiave tedesca per la riforma di intere nazioni, cominciò a essere copiata da altre nazioni. La traduzione della Bibbia nei linguaggi vernacolari sospinse l’Europa molto più avanti dell’Asia e dell’Africa. Stimolò l’avvento di quella che la filologia Tedesca definì la “Letteratura Nazionale” (J. G. Herder). La transizione dal latino delle élite al linguaggio del cuore del popolo trasformò l’epoca medievale in quella moderna.

Il professor Huessy ben osservò le conseguenze della separazione del Verbo di Dio dalla letteratura degli uomini: la recisione delle radici di un albero rigoglioso.

“Guardando dall’alto in basso l’epoca della rivelazione, noi ci troviamo ora al sicuro a bordo dell’epoca della velazione: le parole degradate al livello più infimo”

Gli intellettuali occidentali hanno segato il ramo su cui erano seduti.

Nel 1940, all’inizio della Seconda Guerra Mondiale, George Orwell usava parole differenti per descrivere la situazione osservata da Huessy:

“Leggendo quel brillante e allo stesso tempo deprimente libro di Malcolm Muggeridge, The Thirties, 1930-1940 in Great Britain, mi tornò in mente un particolarmente odioso giochino che una volta feci con una vespa. L’insetto stava succhiando della marmellata sul mio piatto quando a un certo punto la tagliai a metà. La vespa non ci fece particolare attenzione, e tranquillamente continuò il suo pasto, mentre un piccolissimo rivolo di marmellata fuoriusciva dal suo esofago reciso. Fu solo quando tentò di volare via che realizzò l’orribile fato in cui era incorsa. È lo stesso con l’uomo moderno. Quello che gli è stato tagliato via è la sua anima, e c’è stato un periodo, forse di vent’anni, durante il quale non si è accorto di nulla”
“...c’è stato un lungo periodo durante il quale praticamente ogni uomo pensante era in un certo senso un ribelle, di solito un ribelle piuttosto irresponsabile. La Letteratura era prevalentemente tesa alla rivolta o alla disintegrazione. Gibbon, Voltaire, Rousseau, Shelley, Byron, Dickens, Stendhal, Samuel Butler, Ibsen, Zola, Flaubert, Shaw, Joyce, tutti loro in un modo o nell’altro sono stati distruttori, sabotatori, vandali. Per duecento anni abbiamo segato, e segato e segato il ramo dove eravamo seduti. E poi, in un modo più repentino e imprevibile di quanto si credesse, i nostri sforzi hanno avuto successo e siamo finalmente venuti giù. Sfortunatamente però è stato commesso un piccolo errore. Quel che ci aspettava in fondo non era proprio un letto di rose, ma una cloaca piena di filo spinato. È come se nel giro di dieci anni fossimo scivolati indietro verso l’Età della Pietra”

Il solo modo per rinnovare l’Occidente è far rivivere la sua anima.

Tratto da uno stralcio online del libro, This Book Changed Everything. di Vishal Mangalwadi. La Bibliografia purtroppo non era compresa


Vishal Mangalwadi è autore dei libri The Book that Made Your World, How The Bible Created the Soul of Western Civilization. e This Book Changed Everything: The Bible’s Amazing Impact on Our World Altri articoli di Mangalwadi:

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