Mi domando quante tra quelle persone che la settimana scorsa sono andate in chiesa comprendano appieno la portata di quello che Gesù fece nella sua ultima settimana di vita terrena, come le sue azioni scaturissero dallo scontro tra ricchezza e povertà, tra libertà e tirannia. I teologi di solito non studiano la storia e gli storici generalmente non studiano teologia. Ed entrambi non studiano mai l'economia.
Ecco quello che avvenne: per più di mezzo millennio, Israele era passata dal giogo di un impero all'altro. Ogni nuova potenza mondiale trattava Gerusalemme come una vacca da mungere, stornando la sua ricchezza verso i forzieri imperiali, per il finanziamento delle ambizioni del regime. Inizialmente fu l'Assiria, poi venne Babilonia, e ancora la Persia e la Macedonia. Alla fine giunse il turno di Roma. E fu in questa epoca che Gesù di Nazareth venne al mondo.
A Roma non gliene importava molto di luoghi come Nazareth, il suo interesse era piuttosto rivolto a Gerusalemme, una città dedita agli affari, e l'affare nella fattispecie era il Tempio, azienda a conduzione famigliare, quella di Erode ovviamente. Il Tempio era stato edificato per una e una sola ragione: per spremere sufficiente denaro dalla regione a pro di Erode e della sua dinastia, al fine di guadagnarsi il favore presso Cesare Augusto.
Roma aveva bisogno del denaro per tenere a bada la plebe dell'Urbe, ed Erode aveva bisogno di Roma per tenere soggiogata la marmaglia palestinese.
Succedeva quindi che quando le persone giungevano a Gerusalemme per fare le loro offerte a Dio, ad ogni incedere della loro devozione religiosa erano fermati da un ennesimo posto di controllo nel quale erano loro imposti ulteriori balzelli. Il viaggio verso Gerusalemme spesso significava superare una posto di blocco Romano, che si traduceva nel risonar di monete: Tin! Tin! E siccome il viaggio era lungo e faticoso per gli animali, era meglio viaggiare leggeri e comprare i sacrifici direttamente a Gerusalemme, ancora Tin! Tin! E per questo genere di cose, ovviamente, non si potevano certo usare le monete pagane Romane, e quindi vai di cambiavalute, di nuovo Tin! Tin! Su decime, offerte, sacrifici, feste Roma riceveva puntuale la sua fetta, Tin-tin-tin-tin-tin. Questa era la sola vera ragione perché ci fosse un Tempio e un Re Erode. Roma avrebbe altrimenti già da tempo saccheggiato il Tempio e ucciso il re. Ma non si uccide certo la gallina dalle uova d'oro.
Se il tempio era ponte tra il cielo e la terra, Erode era il gendarme che ne sorvegliava il transito. Ogni pellegrino che lo attraversasse era tenuto a pagare un pedaggio. Questa era la sola ragione che manteneva Erode al potere, No Martin-tini, No party. I sudditi giudei odiavano il regime, e il rancore montava ogni giorno sempre più, ma Erode non se curava: aveva Roma dalla sua parte.
Ed ecco fare l'ingresso in questo mondo il giovane figlio di un imprenditore Galileo. L'imprenditore, Giuseppe, era un tekton, un abile contraente mentre suo figlio adottivo, Gesù, era un rabbi che raccoglieva intorno a sé un piccolo gruppo di apprendisti (mathetai, discepoli).
Durante il suo ministero, lungo la via per Gerusalemme egli prese a dire e a fare cose che implicavano la perdita da parte del tempio del suo status di fornitore esclusivo dell'accesso alla presenza di Dio. Ma la maggior parte dei Giudei era già giunta a conclusioni simili, sapevano che il Tempio era corrotto, e pertanto come alternativa si radunavano in piccoli gruppi di studio della Torah. Gesù adottò ed esaltò questo nuovo modello di adorazione, creando una rete di piccoli, snelli e auto-replicanti raggruppamenti di persone che potevano studiare e pregare assieme, prendendosi cura dei poveri. Nelle sue parole “Dovunque due o tre sono radunati nel mio Nome, là Io Sono in mezzo a loro”. Va da sé che tutto questo costituiva minaccia per il monopolio del Tempio.
E mandò su tutte le furie la gerarchia templare, i cui mezzi di sussistenza erano così messi a repentaglio. Alla fine Gesù fece un passo di troppo, e inscenò proprio nel tempio una protesta nella quale rovesciò i banchi del “ForEx” dove le monete romane erano scambiate con quelle giudee, cosa che costrinse il Tempio a chiudere, o per usare un termine alla moda “allo shutdown”. Era la goccia che fece traboccare il vaso. Gesù aveva dimostrato concretamente e in vividi colori qual era la ragion d'essere del Tempio: il denaro. Peggio ancora: aveva dimostrato che durante il periodo in cui la Tempio S.p.A. aveva cessato di funzionare il mondo era andato avanti benissimo senza di essa.
Questa presa di coscienza avrebbe potuto destabilizzare l'intero mondo. La Palestina era ingovernabile senza il sistema Templare Erodiano, e una Palestina ingovernabile avrebbe significato che l'oro avrebbe smesso di fluire verso Roma. Ma avrebbe anche significato che il grano avrebbe cessato di attraversare la Terra Santa. Come i nostri carri armati e le nostre navi necessitano del petrolio, così i loro cavalli e i loro schiavi delle galee necessitavano del grano.
I burocrati del tempio usarono i loro ricchi fondi neri per pagare degli attivisti che invocassero la messa a morte di Gesù, e se necessario pagare dei falsi testimoni. Il governatore romano conosceva il modo di conservare il suo posto: non interrompere il flusso di denaro verso Roma. Ciò significava una sola cosa: uccidere Gesù.
Ma Gesù era un uomo politicamente molto accorto, e ben sapeva cosa lo aspettava.
Affrontò i suoi carnefici con coraggio. Accettò, addirittura abbracciò la sua morte, per poi sconfiggerla.
Facendo questo, egli spezzò gli artigli di Gerusalemme e di Roma. Dietro a tutte le gabelle e i tributi, i monopoli, e dietro ai governatori e ai tetrarchi, ai consoli e agli imperatori, si annidava una famelica avidità, vorace di tasse, una avidità che si faceva forte della minaccia di morte. Lo sconfinato egocentrismo dell'imperatore era alimentato dalla plebe Romana, i Romani erano alimentati dal panem et circenses, il panem et circenses era alimentato dagli eserciti, e gli eserciti erano alimentati dai popoli sottomessi, e quelle persone che non erano d'accordo con tutto questo venivano date in pasto ai leoni, o crocifisse, che era anche peggio.
Ed è sempre stato così. Quando i tiranni governano, il denaro fluisce verso l'alto, e la sofferenza verso il basso. In cima c'è sempre un Cesare (o i suoi cugini etimologici, un Kaiser o uno Czar), anche se nell'età moderna questi strizzano ipocritamente l'occhio alla democrazia facendosi chiamare “Presidenti”. Ma è il complemento aggiuntivo “a vita” a rivelarne il vero carattere.
In fondo c'è il nemico dello stato, con tutto quello che lo aspetta: una croce, una camera a gas, e cose del genere. Ogni tiranno governa sempre nello stesso modo: mediante minacce di tortura, di umiliazione e di morte.
Ma quando Gesù disse, “Va avanti, e fai del tuo peggio”, e quando, come i suoi primi seguaci testimoniarono, sconfisse la morte, egli strappò via il pungiglione, lasciando il calabrone contorcersi moribondo.
Al tempo in cui i seguaci di Gesù scelsero la croce come loro simbolo, si poteva ricevere l'impressione che stessero rivoltando il mondo sottosopra, ma questo non è corretto. Quel che fecero invece era di finalmente rimettere diritto un mondo prostrato che era già sottosopra di per sé.
Per averne un idea, immaginate un francese del periodo rivoluzionario che esibisca una piccola riproduzione della ghigliottina, o i sopravvissuti dell'olocausto che esibiscano i loro numeri di identificazione tatuati con orgoglio invece che con vergogna. Ecco, questo è quel che i primi seguaci di Cristo fecero con la croce Romana.
Vero, Roma continuò a saccheggiare e a uccidere per ancora diverso tempo, ma il pacifico esercito di Gesù crebbe. L'impero tentò di sterminarlo, ma il movimento crebbe più rapidamente di quanto Roma potesse uccidere. I Cesari persero progressivamente la loro morsa sul mondo, ma il nuovo modello di Gesù sopravvisse, poi prevalse e infine si diffuse. E uno dopo l'altro ha spazzato via i piccoli Cesari dalla faccia della terra, in una ventata di distruzione creativa.
E quel vento soffia ancora oggi.
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