giovedì 27 giugno 2013

L'Economia Classica e le sue Radici Religiose

dal blog di Jerry Bowyer

Qualche anno fa passai un paio di giorni in uno studio televisivo per registrare una serie di brevi lezioni sui principi base dell'economia classica e su come questi si applichino agli investimenti finanziari. Dato che l'idea di Dio era rilevante per i fondatori dell'economia classica, e che era cosa gradita all'azienda che aveva commissionato la serie, decisi di passare del tempo a leggere l'opera incompiuta di Jacob Viner, The Role of Providence and the Social Order per potermi così preparare per il progetto.

Viner fu un professore di economia all'Università di Chicago e fu insegnante, tra gli altri, del famoso Milton Friedman. Alcuni dei suoi colleghi a Chicago stimarono che mai nessun altro come lui aveva letto così tanta storia economica. Viner aveva sempre avuto interesse a scrivere qualcosa riguardo le radici teologiche della moderna economia di libero mercato, ma siccome c'era poco interesse per l'argomento a metà del XX secolo, accantonò il progetto per gran parte della sua vita. Ma quando potè finalmente scrivere sul tema era ormai troppo tardi, e non riuscì a finirlo prima della sua morte.

Dopo diversi decenni di ricerca, Viner concluse che Adam Smith era stato un esempio di quel filone di pensiero che egli chiamò “provvidenzialismo ottimistico”. Questa concezione è antica almeno quanto i padri della Chiesa, risalente almeno al tempo di S. Agostino. Si diffuse lentamente nel tempo e finalmente diventò popolare negli ambienti intellettuali al tempo di Adam Smith. Viner evidenziò l'idea estremamente importante, da lui ribattezzata “abbondanza provvidenziale”, che sosteneva che l'universo era stato progettato da Dio per essere nell'abbondanza. Le cose necessarie della vita erano da lui ampiamente elargite, e perfino i lussi erano alla portata di chiunque posto che si permetta a persone libere di perseguire il proprio interesse. L'uomo, essendo tuttavia in possesso del libero arbitrio, avrebbe anche potuto mancare o sprecare quelle opportunità con il saccheggio, la guerra e l'imperialismo, quantunque queste cose non fossero parte del progetto originale. Frederick Bastiat sviluppa questa idea più pienamente nel suo Armonie Economiche, sostenendo che il lavoro pacifico e l'abbondanza erano l'intento del giardino dell'Eden, ma in seguito a una “incomprensione tra Dio e l'uomo”, questi scelse il cammino della coercizione.

Secondo Bastiat, le leggi dell'economia sono simili alle leggi della fisica perché sono razionali, inviolabili e riflesso della mente di Dio. Ma in un certo certo esse sono anche più ragguardevoli, dato che coinvolgono un intreccio di elementi che, a differenza di quelli della natura, sono pure senzienti.

“Non condanniamo così l'umanità prima di averne studiato le leggi, le forze, le energie, le potenze. Dopo aver scoperto la legge della gravitazione Newton non pronunciava più il nome di Dio senza scoprirsi il capo. Quanto l'intelligenza è al di sopra della materia, altrettanto il mondo sociale è al di sopra di quello che Newton ammirava, perché il meccanismo celeste obbedisce a leggi delle quali non ha coscienza. Quante più ragioni non avremmo noi di inchinarci davanti la Sapienza eterna all'aspetto del meccanismo sociale, dove vive pure il pensiero universale, mens agitat molem, ma che presenta di più il fenomeno straordinario che ciascun atomo è un essere animato, pensante, dotato di quell'energia meravigliosa, di quel principio di qualunque moralità, di qualunque dignità, di qualunque progresso, attributo esclusivo dell'uomo, — la LIBERTÀ!”cit

Bastiat sostiene che la virtù della dottrina della provvidenziale armonia economica è la sua semplicità, che allo stesso tempo è quel che la rende vulnerabile. L'amico della libertà ci ricorda a ogni piè sospinto la semplice verità che Dio creò il mondo con il progetto che liberi individui che procacciano il libero commercio sarebbero stati di beneficio per tutti. Il nemico della libertà, al contrario, non smette mai di immaginare qualcosa di novello e migliore all'apparenza.

La continuà novità e la capacità seduttiva degli schemi statisti è un grosso problema per la visione classica, ma a quanto pare mai tanto quanto il declino della fede in Dio. Quando l'economia moderna cercò di guadagnarsi il rispetto scientifico gettando alle ortiche l'idea di Dio, e infine di ogni tipo di principio stabilito, in un certo senso essa ha segato il ramo sul quale era seduta. L'idea dell'abbondanza provvidenziale era di estrema importanza nella difesa dell'ordine di mercato. Dio ha creato un mondo adatto per noi, ed Egli ci ha creati adatti per il mondo. Le risorse sono abbondanti e reattive alla nostra azione. Per usare una analogia moderna, il commercio e la tecnologia girano con lo stesso software, la mente di Dio. L'uomo e la natura sono perciò compatibili perché hanno lo stesso progettista.

Ma quando il mondo moderno abbandonò la concezione di un mondo scaturito da un progetto per approdare a quella di un mondo governato da ciechi processi evolutivi, il generale consenso per il libero mercato cominciò a sgretolarsi. Vero che c'erano alcuni Darwinisti sociali che usarono l'analogia della selezione naturale per spiegare il processo del mercato. Ma per ogni quasi dimenticato Herbert Spencer che tentò di ricostruire un pubblico consenso per il libero mercato sulla base della sopravvivenza del più adatto, vi furono molti più Marx, Engels, Shaws e Keynes, propagandisti più dotati e candidati più ambiziosi al nuovo ufficio vacante di uomo-dio. Le masse, private così di un progetto, di uno scopo, si sarebbero rifiutate di vivere senza un programma dall'Alto. Se Dio gli doveva essere tolto via, gli si sarebbe dovuto dare al suo posto un nuovo progetto creato da una nuova classe di pianificatori. Ci piaccia o no, coloro che usarono Darwin per spacciare il socialismo al mondo ebbero molto più successo di coloro che lo usarono per propagandare la libertà.

L'economia classica era già al suo secondo secolo inoltrato di vita quando si lasciò Dio alle spalle. Ma avrà fatto bene a farlo, o “Lui”, come Smith, Bastiat e molti altri sembravano credere, è invece fondamentale per l'ordine del libero mercato?


Altri articoli di Jerry Bowyer:

Cosa stava facendo in realtà Charles Dickens quando scrisse Il Canto di Natale?

Una Lezione di Capitalismo dal Giorno del Ringraziamento

Christos Anesti

Gesù di Nazareth, Nemico dello Stato, Giustiziato per Tradimento

mercoledì 19 giugno 2013

La Religione può Fare la Differenza?

di Vishal Mangalwadi

La laicità ha uniformato le élite culturali sia in India che in Occidente, eppure quando esse hanno rapporti nell'ambito del commercio globalizzato si evidenziano inevitabilmente delle differenze. Alcune di queste differenze sono emanazione di visioni del mondo religiose che le persone laicizzate hanno soppresso a livello subsconscio negando che abbiano a che fare con le religioni che hanno plasmato le loro rispettive culture.

Ad esempio, la prima università europea, a Bologna fu una Università Giuridica. Venne fondata e gestita da monaci che studiavano la legge Giustiniana. L'istituzione dell'avvocato nacque nel tredicesimo secolo presso i tribunali dei Vescovi. I vescovi concessero ai monaci e ai preti la licenza di praticare la legge nei loro tribunali dopo aver fatto giuramento di non perseguire il guadagno ma di servire la legge, la giustizia e il Supremo Legislatore. Per gli Europei la Legge era sacra perché la sua sorgente ultima era Dio.

In Europa c'era rispetto per gli avvocati anche quando questi difendevano criminali conclamati, e questo perché Cristo salva i peccatori. Cristo rispetta la Legge perché Egli è il Legislatore, e si prende cura dei trasgressori perché sono figli di Dio. Egli salva i trasgressori della legge (di Dio) per riformarli e trasformarli in cittadini onesti e probi.

Dato che i primi avvocati in Europa erano preti e monaci, essi non avevano problemi ad ascoltare le confessioni dei loro clienti, e in seguito a perdonarli. La legge Europea è però oggi ormai completamente laicizzata, e quasi nessuno più crede che Dio è la fonte ultima della Legge o che la missione della professione di avvocato sia quella di creare una società giusta servendo la Legge. Eppure, a livello incoscio, la nostra cultura presuppone ancora che gli avvocati dovrebbero essere servitori della legge e non del profitto.

Così, mentre la legge e le professioni forensi in Europa nacquero in un'atmosfera teologica e religiosa, per buone ragioni filosofiche e culturali la cultura indù-buddista-animista Indiana non ha prodotto né una università giuridica né l'istituzione dell'avvocato. Pertanto, gli avvocati indiani sono veramente dei laici, anche se fossero dei religiosi nella vita privata. La religione non ha alcuna relazione con la professione legale, che è stata istituita per noi [indiani] da inglesi come Lord Thomas Babington Macaulay. Quindi gli indiani generalmente intraprendono la professione giuridica solo per fare soldi. La creazione di una nazione giusta riformando i trasgressori della legge, non è percepita né come la loro missione professionale, né come la loro missione personale.

Questo significa che le imprese indiane (come molte aziende laiche in Occidente) hanno il "piccolo" problema di dover assumere un esercito di esperti e abili avvocati, messi lì con il solo obiettivo di danneggiare le imprese loro concorrenti. E così, per poter competere in un mercato laicizzato, non è sufficiente per un impresa avere prodotti e servizi di qualità superiore a costi inferiori, ma le occorrono pure dei costosi avvocati. Ed ecco che la legge laicizzata, invece di servire il capitalismo, diventa un ostacolo al libero mercato.

Man mano che l'Europa e l'India verranno sempre più a contatto, le piccole imprese in Europa dovranno prepararsi a competere con una cultura che non crede che sia immorale dare falsa testimonianza per distruggere un rivale trascinandolo in tribunale con false accuse. E questo perché la cultura religiosa indiana non crede che comandamenti come "ama il prossimo tuo come te stesso", o "non fare agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te" ci siano dati dal Legislatore che è anche il nostro Giudice Ultimo.


Vishal Mangalwadi è autore dei libri The Book that Made Your World, How The Bible Created the Soul of Western Civilization. e This Book Changed Everything: The Bible’s Amazing Impact on Our World Altri articoli di Mangalwadi:

La Verità, il Fondamento della Dichiarazione di Indipendenza Americana

Le nazioni possono essere riformate?

Perché in Occidente c'è ancora meno corruzione che nel resto del mondo

Come i monaci hanno creato la tecnologia

L'istruzione universale: l'apertura della mente occidentale.

Quando la Democrazia ha davvero funzionato

La Dignità Umana, il Grande Segreto dell'Occidente

Come l'Occidente ha Sfruttato la Sua Energia Sessuale

Perché le persone migrano in Occidente?

La Donna Dietro il successo economico dell'Occidente

Ma la Bibbia opprime le donne?

I Dieci Comandamenti: il Carattere di una Nazione

La postmodernità ha bisogno di San Valentino

di Vishal Mangalwadi L'imperatore romano Claudio temeva il matrimonio. Voleva che i giovani godessero liberamente del sesso, ma sen...