domenica 24 dicembre 2017

Cosa stava facendo in realtà Charles Dickens quando scrisse Il Canto di Natale?

dal blog di Jerry Bowyer

«E visto che me lo chiedete, signori, ecco la mia risposta. Io non festeggio il Natale e non posso permettermi il lusso di fornire ai fannulloni i mezzi per festeggiarlo. Io dò il mio contributo alle istituzioni che ho citato: costano già abbastanza; e chi si trova in miseria faccia ricorso a quelle.»«Molti non sono in condizione di farlo, e molti preferirebbero piuttosto la morte.» «In tal caso, si accomodino, così diminuirebbe l’eccesso di popolazione.»

È stata questa frase - l’eccesso di popolazione – a mettermi la pulce nell'orecchio sulle idee filosofiche di Charles Dickens. Qui egli prende di mira il padre della filosofia della “crescita zero”, Thomas Malthus, le cui idee erano ancora di voga al tempo della stesura del Canto di Natale. Malthus stesso aveva raggiunto l'”eccesso di popolazione” solo nove anni prima, ma le sue idee hanno resistito all'incedere del tempo.

Ma cosa stava facendo in realtà Charles Dickens quando scrisse Canto di Natale? Risposta: stava dando il suo contributo al dibattito economico centrale della sua epoca, quello che infuriava tra Thomas Malthus e uno dei discepoli di Adam Smith.

Come è noto Malthus sosteneva che in un mondo nel quale le economie crescono in progressione aritmetica mentre la popolazione cresce in progressione geometrica ne risulterà inevitabilmente una povertà diffusa.

Il suo Saggio sui principi della popolazione creò una scuola di pensiero che continua fino ad oggi sotto l'egida della Crescita Zero della Popolazione e della Sostenibilità. La minaccia di una “bomba demografica” sotto la quale è vissuta la mia generazione non è stata altro che la moderna rielaborazione da parte di Paul R. Ehrlich dell'argomento Malthusiano riguardo l'incapacità della produzione di stare al passo con la crescita della popolazione, e quindi tanto meno di superarla.

Jean Baptiste Say, il discepolo più influente di Adam Smith, in linea con il suo mèntore, argomentava invece in senso contrario, sostenendo che i guadagni da una crescita globale della popolazione si diffondono in nuovi inesplorati territori di commercio, e innescano ulteriori proventi dalla divisione del lavoro che vanno ben oltre quelli mai pensati possibili prima dell'avvento dell'ordine di mercato.

E quali idee Charles Dickens mette sulle labbra del suo antagonista Ebenezer Scrooge?

«Non esistono prigioni?» domandò Scrooge...
«... molti preferirebbero piuttosto la morte.»
«In tal caso, si accomodino, così diminuirebbe l’eccesso di popolazione.»

Molto interessante. Più avanti nella storia, lo Spirito del Natale Presente ricorda a Scrooge le sue precedenti parole, e riguardo a Tiny Tim aggiunge:

«Dopo tutto, se deve morire, è meglio che sia così, no? diminuirà la popolazione superflua.»
Scrooge abbassò il capo nell’udire le proprie parole citate dallo Spirito, e fu sopraffatto dal rimorso e dal dolore.
«Uomo,» disse lo Spettro, «se di uomo è il tuo cuore e non di pietra, cessa questo tuo tristo linguaggio, finché non saprai cos’è il superfluo e dov’è. Oseresti tu forse decidere quali uomini debbano vivere, e quali morire? Può darsi che agli occhi del cielo, tu sia più indegno di vivere che non milioni di creature simili al bimbo di quel pover’uomo. Oh Dio! udire l’insetto sulla foglia dichiarare che c’è troppa vita fra i suoi fratelli affamati nella polvere!»

Interessante pure il fatto che Ehrlich non fosse un economista, né un agronomo e tantomeno un demografo, ma piuttosto un entomologo, un esperto di biologia degli insetti. E il Malthusianesimo è in ultima analisi la filosofia del termitaio, dell'uomo come sciame famelico piuttosto che come angelo nobilitante.

Lo Spirito del Natale Presente è la chiave per comprendere la filosofia politica ed economica di Dickens. Lo Spirito è il simbolo dell'abbondanza, e infatti tiene in mano una cornucopia, abbondantemente ricolma di ogni bene. Anche se porta un fodero al suo fianco, in esso non vi è la spada ed appare liso e trascurato. Pace e abbondanza, quindi.

Quando Scrooge gli chiede quanti fratelli abbia, lo Spirito risponde: «Più di milleottocento», e quando Scrooge dichiara «Una bella famiglia da mantenere!», lo Spirito si alza arrabbiato. E in seguito dove conduce Scrooge? Al dipartimento di Economia dell'Università? Alla Casa del Popolo socialista? No, lo accompagna al mercato, mostrandogliene l'abbondanza, specialmente i frutti (anche in senso letterale) del commercio estero.

«C’erano grossi cesti di castagne, rotondi, panciuti, simili agli ampi panciotti di allegri attempati gentiluomini che ciondolano davanti all’uscio di casa prima di riversarsi nella strada con la loro apoplettica opulenza. Cipolle di Spagna rubiconde, brune, panciute, lustre nella loro matura corpulenza di frati spagnoli... C’erano pere e mele, ammucchiate in alte piramidi splendenti; mucchi di grappoli d’uva che la generosità del negoziante aveva appesi a ganci bene in vista... montagne di nocciuole, muscose e brune.. mele rosse di Norfolk, paffute e scure, che mettevano in risalto il giallo degli aranci e dei limoni e che, nella grande compattezza delle loro succose persone, chiedevano e supplicavano di essere portate a casa in sacchetti di carta e mangiate dopo cena.»

Cipolle dalla Spagna, grappoli d'uva dal Mediterraneo, e agrumi dalle regioni equatoriali, Come si potrebbe altrimenti mangiare delle arance d'inverno in Inghilterra? Quando la festa natalizia volge al termine i poveri Cratchit mangiano, guarda caso, delle arance. E come avrebbero potuto dei poveri permettersele se non grazie al commercio internazionale?

Indubbiamente Natale Presente e il suo creatore, Mister Dickens, assieme al suo maestro Mister Say sono veri discepoli di Adam Smith.

Ironicamente, tutto questo aveva reso Scrooge un uomo molto meno prospero di quello che avrebbe potuto essere. Egli era uno spilorcio, non un impresario, perché la sua era una filosofia economica da pitocco, non da imprenditore.

Guardate al mèntore di Scrooge, Fezziwig, che invece aveva due apprendisti e dozzine di impiegati. Al contrario Scrooge, anche da anziano, non aveva apprendisti e un solo impiegato, poco competente e malpagato. Dove era l'ambizione di Scrooge? Dov'era il suo piano di espansione?

Si racconta in giro che Michael Dell abbia cominciato il suo sogno con una visione di un grande edificio pieno di impiegati, e con una bandiera su un'asta posta all'esterno. Ma Scrooge non aveva neanche aggiornato la sua insegna “Scrooge e Marley” ancora dopo sette anni dalla morte del suo socio in affari, preferendo lasciare alla ruggine il compito di cancellarne il nome. Qual è l'imprenditore che pensa in questo modo? “Scrooge e Marley” era fondamentalmente una microscopica “agenzia di recupero crediti”, il cui proprietario neanche appare nella lista dei 15 più ricchi personaggi della finzione

Quando Fred, il nipote di Scrooge, incalza lo zio per rivelargli la causa della loro alienazione, Scrooge esclama: «Perché diavolo ti sei sposato?» Lungi dall'essere un tentativo di cambiare discorso, è invece un altro frutto amaro della filosofia anti-natale del vecchio arpagone. Nessuna sorpresa, quindi, se dopo la sua conversione Scrooge passa il giorno di Natale con la famiglia di suo nipote e osserva compiaciuto Topper corteggiare la “sorella grassottella” della moglie di Fred.

Se Scrooge ha delle moderne controparti, queste andranno con ogni probabilità trovate tra quei nefasti, autocastranti minimizzatori dell'“impronta carbonica”, invece che tra gli imprenditori dell'economia dell'offerta. Chi, dopotutto, poteva vantare minime emissioni di CO2, più dell'uomo che cercava di riscaldare il suo ufficio con un solo pezzo di carbone?

La domanda da porsi è: come poteva essere così confusa l'economia di Scrooge? La risposta è che questo personaggio di fantasia doveva essere cresciuto durante gli “anni delle vacche magre” della storia britannica, prima che fossero attuati i tagli alle tasse secondo l'Economia dell'Offerta di Adam Smith. Ma anche da adulto, Scrooge, pur vivendo in un'epoca di crescente commercio globale e dirompente crescita economica, conservava ancora la mentalità della stagnazione degli anni di magra, nonostante si trovasse negli “anni delle vacche grasse” , presso l'estremità prospera della curva di Laffer.

Le citazioni sono da Il Canto di Natale, traduzione di Alberto Rossatti, edizioni Il Narratore


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